Alunni plusdotati nelle nostre classi: in discussione un Disegno di legge che li riguarda.

Le bambine e i bambini plusdotati attendavano da decenni questo traguardo, arrivato purtroppo con un ritardo epocale.
Come insegnante la domanda che mi pongo è: da dove cominciare per sostenere il talento?
La prima fondamentale azione credo sia, accorgersi di essere di fronte ad un alunno/a, con potenzialità che si discostano da quelle della media e
per arrivare a questo, è fondamentale la formazione.
La formazione degli insegnanti sulla plusdotazione: un immenso arricchimento.
Molti anni fa, quando ho iniziato ad interessarmi di questa tematica, in Italia erano davvero pochi ad occuparsene.
Tra questi il mio punto di riferimento è stato il LabTalento di Pavia, una realtà universitaria, prima in Italia ad offrire ai docenti formazione e servizi, di altissima qualità su questo tema.
All’inizio eravamo davvero pochi insegnanti, poi pian piano il movimento è cresciuto:
la Regione Veneto, per esempio, è stata la prima, già diversi anni fa, a formare in modo massiccio i propri docenti.
Oggi la consapevolezza è cresciuta, le risorse sono molte di più, ma quello che conta, anche ora che la legge sulla plusdotazione sta diventando realtà, è
arrivare a creare una rete di benessere per questi bambini e bambine e per le loro famiglie.
E nessuna legge potrà costruirla concretamente.
Questa rete potrà essere creata solo da uomini e donne sensibili ed intelligenti, capaci di gettare ponti e non di creare steccati.
Docenti capaci di ricominciare ad imparare insieme ai loro alunni, per scoprire che alla fine questo sguardo nuovo sulla didattica, utile per i bambini gifted
è una risorsa preziosa per tutti gli alunni, che fa crescere i giovani insegnati e fa tornare ragazzi i docenti più anziani
che allontana la noia e riconduce tutti gli stereotipi nell’angolo buio da cui provengono.
Come sostenere gli alunni gifted
in una scuola che ancora fatica a rendersi conto della loro esistenza?
Il punto di frizione per questi bambini e bambine è proprio questo: se non riconosciuti, vivono con malessere la propria unicità e il proprio percorso scolastico.
Non potendosi rispecchiare nelle caratteristiche della maggior parte delle persone che li circondano, si sentono costantemente diversi e si trovano così
a dover gestire in perfetta solitudine, tutte le istanze della crescita che anche gli altri bambini e ragazzi si trovano a vivere.
Ma alla fine, questi alunni che pochi sanno riconoscere, non sono poi così strani, talvolta siamo noi insegnanti che ci approcciamo a loro con occhi bendati
incapaci di scorgere tra le pieghe del loro percorso, quei segni che pur sono presenti e talvolta gridano, per trovare accoglienza.
Non farò qui una lista delle caratteristiche peculiari delle persone gifted, perché qualsiasi esperto è più titolato di me per farla; semplicemente faccio presente che qualsiasi elenco è riduttivo, perché i bambini e i ragazzi gifted, presentano caratteristiche talmente diverse l’uno dall’altro, che seguire una lista potrebbe davvero portarci fuori strada.
Ma quindi come fare per avvicinarsi a questo tema con rispetto e competenza?
Riconoscere i bambini e le bambine gifted
all’interno delle sezioni di scuola dell’infanzia e delle classi.
La prima importante considerazione che mi sento di fare è chiedere sempre e comunque, il rispetto per questi alunni e per i loro genitori.
Non il rispetto ufficiale, quello garantito delle circolari e dai documenti, ma quello delle menti e dei cuori degli adulti di valore, che incrociano il cammino degli alunni gifted di qualsiasi età.
E’ difficile da spiegare ma tenterò di farlo.
Rispetto è per esempio:
- non guadare alle conquiste di un bambino gifted con sospetto, o peggio, in modo malevolo.
- Non chiedere ad un piccolino di due anni e mezzo che inizia a decodificare il codice scritto o numerico, di smetterla, perché per lui/lei, leggere, scrivere o contare così presto, non sono una posa, ma una tappa che non può controllare, né tanto meno, sospendere su richiesta.
- Non sorridere bonariamente quando con serietà, spiegano o raccontano qualcosa che per loro è importante, il loro Q.I. potrebbe essere e anzi, spesso è, molto più alto del nostro e il nostro sguardo indulgente, è una spina che li ferisce.
- Non dire vai a giocare con gli altri bambini, ma creare occasioni e spunti di gioco condiviso.
La scelta degli adulti può essere semplicemente diventare ponti, piuttosto che ostacoli.
Il dialogo con le famiglie delle bambine e dei bambini gifted.
Evitiamo di dire ai genitori di un bimbo/a gifted: è bravo/a ma…
In quel ma, c’è tutta la distanza che li isola.
In quel ma, ci sta l’asincronia dello sviluppo che fa portare a questi alunni pesi da adulti, collocati però sulle fragili spalle di bambini, che vivono una dimensione affettiva ed emotiva da bambini.
Quindi cancelliamo quel ma e non diciamo più, (ora anche grazie alla legge): è bravo/a ma… sono tante le cose che non sa fare...
Crescere è una necessità e un diritto di tutti, davvero tutti, bambini e adulti e questo vale, ancor di più, per le persone gifted,
che hanno un bisogno vitale di stare dentro traiettorie di sviluppo evolutive e di crescita.
Ogni volta che freniamo il loro percorso, commettiamo un vero peccato, anche perché spesso sono già grandi i limiti che si pongono da soli.
Spesso i genitori di questi bambini e bambine minimizzano per primi le caratteristiche peculiari dei loro figli e tentano di mimetizzarle, per evitare di stare e di porli, al centro dell’attenzione.
Talvolta è per l’innata umiltà che li caratterizza e qualche volta è perché loro stessi non hanno riconosciuto nei loro bambini il dono.
Il dialogo con questi genitori e con i loro figli deve essere rispettoso e attento ma anche franco e aperto, per considerare il percorso da punti di vista e prospettive diversi.
Non spaventatevi, i bambini e le bambine gifted sono meravigliosi, talvolta impegnativi e difficili ma spesso sanno apportare al gruppo un contributo di dimensioni incalcolabili.
Presupposto necessario però è un loro precoce riconoscimento.
Riconoscere i bambini e le bambine gifted in classe, attraverso un metodo di lavoro.
Talvolta mi confronto con colleghi di grandissimo valore che, quasi sopraffatti, mi dicono: si, ma come fare a riconoscere questi benedetti alunni?
La domanda è lecita visto che, come dicevamo la scuola italiana paga un grande ritardo di consapevolezza.
Per tutti quelli che davvero hanno a cuore i loro alunni: belli o brutti, colorati o monocromo, alti o bassi, ricchi o poveri che siano, mi permetto di suggerire semplicemente un metodo di lavoro.
Alzare gli occhi e cominciare ad osservare e comprendere, cioè prendere in sé e lasciar decantare.
Alzare gli occhi: dalle fotocopie, dai libri, dai lavori, dai registri e, qualche volta, lasciarli correre sui bambini e sulle bambine.
E qui bambine, voglio sottolinearlo più di quanto io non faccia già di consueto, perché sono proprio loro, come sempre, le grandi dimenticate e sottostimate.
Se per molti anni per i maschi sono mancate le valutazioni, le bambine gifted sono risultate addirittura inesistenti, come sempre nel corso della storia (pensate alla sorella di Mozart).
Alzare gli occhi, dicevamo, dalle consuetudini, dalle abitudini, dagli stereotipi, dai luoghi comuni, alzare gli occhi e cominciare ad osservare le cose con uno sguardo divergente.
Divergente, come spesso è divergente il pensiero dei bambini e delle bambine gifted.
Li abbiamo sotto gli occhi ogni giorno, da sempre, ma non li vediamo, a volte perché mettiamo in atto in modo spontaneo tutti i meccanismi automatici descritti poc'anzi.
Non li vediamo e se li vediamo, spesso inconsciamente, vogliamo dimostrare a noi stessi o a loro, che non hanno proprio nulla di speciale.
Loro però non vogliono essere riconosciuti per sentirsi o essere chiamati speciali, vogliono, e ora anche la legge viene in loro soccorso
semplicemente essere liberi di essere sé stessi e crescere, proprio come tutti gli altri.
Non abbiate paura di proporre esperienze, didattica, giochi e attività che seguano percorsi non sempre rigidamente precostituiti.
Imparate a guardare all’apprendimento come ad un processo, che non dipende solo dalle nostre lezioni più o meno frontali, ma che anzi può e deve, essere alimentato dall’esperienza di tutti.
E’ in quello spazio, solo apparentemente destrutturato, che la creatività, il pensiero divergente e il dubbio trovano un margine per venire alla luce ed è in quello spazio costruttivo, che
le istanze degli alunni gifted si rendono esplicite e possono essere meglio individuate, anche da uno sguardo inesperto.
Il cooperative learning, le attività in gruppi aperti con età diverse, la prevalutazione e l’autovalutazione
sono solo alcune delle strategie che ci vengono in aiuto, per supportare il percorso degli alunni gifted.
Buon lavoro quindi e se sei interessata/o ad attività per la scuola dell’infanzia, che lascino aperte le occasioni e le possibilità di attuare percorsi creativi e divergenti
leggi gli articoli del mio Blog, riguardanti pregrafismo, attività manipolative, montessoriane e creative.
Io ci provo ogni giorno, insieme a tutte le mie bambine e i miei bambini.
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