Crescere bambini e bambine sereni ed equilibrati educando all'affettività.
Se siete arrivati fin qui e vi siete già posti la fatidica domanda: “come educare all’affettività le bambine ed i bambini fin da piccoli?” Dovete sapere che il lavoro è già iniziato e che anzi siete in cammino fin da quando il vostro piccolo e la vostra piccola sono arrivati ad allietare la vostra famiglia.
Sviluppare l'intelligenza emotiva, nei bambini e nelle bambine, educando.
Si perché gli adulti educano, non quando decidono di farlo ma per il fatto stesso di stare davanti ai bambini.
Educano con le espressioni del viso, con il linguaggio del corpo, con la cura che hanno di sé, con l’abbigliamento, il trucco, educano con le parole che scelgono di usare o di non usare, educano con il loro stare dentro le situazioni, in un modo piuttosto che in un altro, educano con i gesti che fanno o non fanno, educano anche senza parlare, anzi educano soprattutto senza parlare.
E’ un po' come se tutta la nostra vita fosse un bellissimo quadro che rimane esposto davanti agli occhi dei nostri piccoli e che ha il potere di educare il loro sguardo alla bellezza.
Un lavoro immane dunque, ma entusiasmante, coinvolgente, divertente, gioioso, faticoso, a volte frustrante ma anche incredibilmente potente.
Un lavoro in cui gli adulti hanno l’opportunità, non solo di educare ma di educarsi, non solo di far crescere ma di crescere. Quindi quelli che seguono sono solo alcuni spunti su cui riflettere o se volete a cui tendere, per favorire la consapevolezza in noi e nei nostri bambini e bambine.
Educare alle differenze, per superare la paura.
Educare alle differenze e al rispetto delle stesse, aiuta a superare anzi, a vincere la paura. La paura non è mai una bella emozione, provarla spesso ci mette in difficoltà e ogni volta che abbiamo paura di qualcosa di nuovo, di diverso, diciamo indirettamente ai nostri bambini che il mondo è un luogo pericoloso, che degli altri bisogna avere paura.
Anche se lo facciamo mascherando di forza le nostre parole, quello che arriva ai nostri piccoli è un messaggio chiarissimo: gli altri, quelli diversi da me, sono da temere, sono fonte di dolore, di fatica, possono causare una perdita, più che un arricchimento.
Imparare a "leggere" queste nostre dinamiche è importantissimo, così come passare un messaggio di fiducia e di apertura, perché i nostri bimbi possano sentire che il mondo intero può essere una casa accogliente, casa loro.
Per riuscire in questa impresa, dobbiamo lavorare prima di tutto su noi stessi: arrivare a sentirci, persone belle, equilibrate, capaci di stare davanti agli altri per così dire in piedi.
Tenere le spalle e lo sguardo aperti, con i nostri pregi e difetti, con tutta la nostra unicità, ma proprio per questo capaci di accettare anche l’altro esattamente per come è, con tutto il suo carico di diversità e bellezza.
In questo modo anche i bambini guardandoci impareranno il rispetto, ma ancor prima, la sicurezza in se stessi.
Educare al dialogo in famiglia.
Quotidianamente ognuno di noi vive una serie ininterrotta di esperienze, sensazioni, emozioni, alcune delle quali siamo capaci di condividere e molte altre di cui non abbiamo nemmeno consapevolezza. Quello che conta a sera, quando si torna a casa e la famiglia si riunisce, è saper dare spazio al dialogo cioè alla condivisione con le persone che amiamo di quello che è stata la nostra giornata.
Ritagliarsi un momento, senza fretta, magari intorno al tavolo dove si condivide la cena, per ascoltare e raccontare quanto di significativo si è vissuto.
Per accendere il dialogo, niente telefoni sul tavolo, niente tv accesa. Solo noi, i nostri sguardi, le nostre parole, l’attenzione, l’empatia, l’ascolto, l’accoglienza.
Quando noi adulti racconteremo la nostra giornata, le nostre fatiche magari, ma anche i fatti divertenti e le cose buffe che ci sono capitate, le arrabbiature, le relazioni, insegneremo anche ai nostri bambini a raccontare la loro giornata.
Conosceremo così ciò che di bello e importante hanno scoperto, quali amicizie stanno costruendo, quali persone hanno incontrato e che incidono sulla loro vita, spesso lontano dai nostri occhi.
Il dialogo non nasce magicamente durante la preadolescenza, quando li riteniamo più grandi e, diciamocelo, siamo più preoccupati per loro.
Le basi del dialogo vengono poste molto prima, ascoltando il loro racconto della giornata passata alla scuola dell’infanzia, facendo domande, si, ma anche intrecciandole con gli esempi di quello che abbiamo vissuto noi.
Educare all'ascolto attivo: riconoscere le emozioni.
Come dicevamo riguardo al dialogo, un ascolto attento, attivo, empatico, sincero, crea una comunicazione aperta con i nostri bambini.
Sentirsi accolti, dentro un clima positivo e propositivo, anche e soprattutto quando si esprimono fatiche o emozioni negative è la base del benessere.
Impariamo a lasciare che i bambini esprimano le loro emozioni negative senza averne paura, perché se noi per primi siamo a disagio, loro ne saranno terrorizzati e in futuro eviteranno di condividerle.
Ascoltiamoli e accogliamoli anche quando esprimono paura, chiusure, fatiche, scopriremo che spesso basta un abbraccio dopo l’ascolto, basta sentirsi compresi (cioè presi dentro) per stare meglio e ridimensionare il tutto riportandolo, ad una misura che anche il bambino riesca a gestire.
Quanto sarà prezioso questo lavoro durante l’adolescenza, quando le emozioni saranno vissute con forte intensità? Quanto sarà utile per cogliere i primi segnali quando qualcosa non va.
Se un bambino, una bambina avranno avuto modo di imparare a riconoscere le proprie e le altrui emozioni, anche quelle negative, con il tempo impareranno ad avere più dimestichezza con quello che provano e sapranno comprendere meglio gli altri.
Educare le bambine e i bambini a diventare autonomi.
L’autonomia è la regola aurea: fare da soli!
Sbagliare, pasticciare, sporcarsi, cadere, ferirsi ma provare e riprovare, fisicamente ed emotivamente. Per poi, quando finalmente si riesce, esultare, perché sentirsi capaci significa sentirsi competenti ma anche e soprattutto più forti.
Cominciate da subito, già quando non si reggono ancora sulle gambe, perché loro ve lo chiedono. Non lasciateli arrivare a tre-quattro anni senza che abbiano imparato ad abbassare i pantaloni di una tuta o a spogliarsi e rimettersi una giacca, senza che siano capaci di versarsi l’acqua o usare il coltello.
Non sto dicendo che dovete lasciarli soli davanti ad imprese sconosciute, anzi, accompagnateli, insegnando loro come fare e vedrete nei loro occhi la gratitudine e la gioia per avergli dato uno strumento.
Diventeranno adulti più sicuri, maschi che non avranno bisogno di una donna per essere accuditi nelle faccende di casa, femmine che sapranno cavarsela da sole in ogni situazione. Cominciate ora e in poco tempo potrete ammirare splendidi risultati.
Educare le bambine e i bambini alla parità di genere e all'autonomia finanziaria.
Sul tema delleducazione e dell'autonomia finanziaria, purtroppo, il gender gap è più forte che mai.
Quante donne giovani e adulte non hanno un’indipendenza economica che permetta loro di fare scelte in autonomia? Troppe.
Se non volete che le vostre bambine crescano dipendenti da un compagno, insegnate loro fin da subito che il futuro (un tempo si sarebbe detto il principe azzurro), quando arriverà, dovrà trovarle sicure ed indipendenti, con un lavoro in grado di garantire loro sicurezza e libertà. Punto.
Tutto il resto viene dopo, la base per un dialogo tra pari è l’indipendenza economica. Come fare fin da subito?
Insegnate loro ma anche ai loro fratelli a contare, a comprendere quella matematica che serve nel quotidiano. Date loro strumenti come la paghetta, per aiutarli ad imparare, a conoscere prima, e a gestire poi il denaro.
Insegnate loro che il denaro ha valore perché ci consente di fare tante cose belle e utili, ma anche che ha un costo, per poter essere guadagnato, in termini di tempo ed energie che gli vanno dedicate.
In questo modo comprenderanno meglio il mondo che li circonda, impareranno ad apprezzare di più ciò offrite loro, avranno più rispetto delle vostre fatiche e non avranno paura di farne a loro volta.
Tutti questi spunti donano un ampio spazio di lavoro, c’è davvero tanta carne al fuoco e una bella sfida: quella di darsi da fare per costruire in positivo e per coltivare nei nostri bambini e bambine quella consapevolezza che li renderà più forti e sicuri, capaci di comprendere se stessi e chi vive al loro fianco.
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