Circle time: aiutare i bambini a dare un nome alle emozioni.
Esiste un’attività quotidiana che ci insegna a riconoscere e condividere le nostre e le altrui emozioni e se proposta quotidianamente rafforza il benessere emotivo.
Il gioco delle emozioni, una preziosa routine alla scuola dell'infanzia.
Ogni giorno a scuola, nel momento del cerchio, propongo questo gioco. I bambini e le bambine lo amano al punto che, se presi dalle attività lo dimentichiamo, non mancano mai di ricordarmelo. Nel tempo questo gioco ci ha iutato a costruire una grande consapevolezza, a conoscerci l'un l'altro e a comprenderci meglio.
Come docenti questa attività ci aiuta a far crescere nei bambini e nelle bambine la capacità di ascolto ma soprattutto quella di introspezione, abituandoli a riflettere anche su ciò che non si vede ma che ci coinvolge potentemente: le nostre emozioni.
Se un gruppo intraprende per la prima volta questa attività, all’inizio sarà complicato per i bambini e le bambine parlare di sé e spesso i loro interventi saranno superficiali.
Serve molta pazienza ma se sapremo attendere e costruire giorno, dopo giorno, offriremo ai bambini e alle bambine una meravigliosa opportunità.
Materiale: immagini stilizzate che raffigurino le diverse espressioni del viso. All’inizio, quando ancora i bambini non sono abituati a giocare, si può fare anche senza, per contenere i tempi e facilitare il tutto. Successivamente si possono introdurre queste “faccine” con le principali emozioni: gioia, rabbia, paura, tristezza e amore.
Modalità di gioco: seduti nel cerchio della conversazione, i bambini si dispongono ad intervenire uno alla volta mentre i compagni ascoltano. Quando sarà arrivato il suo turno, ogni bambino sceglierà una carta e la mostrerà ai compagni, raccontando perché ha fatto quella scelta e quale emozione vuole descrivere e condividere.
Tempi: il gioco può essere praticato in qualsiasi momento, il mattino, il pomeriggio, nel corso di un’attività di routine o in un momento di attesa. L’importante è calcolare i tempi in modo che tutti possano avere lo spazio per esprimersi con tranquillità. Diversamente, fare le cose in fretta o escludendo qualcuno perché non c’è più tempo, vorrebbe dire sminuire il significato e il valore più profondo di questa attività.
Punti di forza: con questo gioco si struttura, giorno dopo giorno, la capacità di introspezione. Un po' alla volta i bambini imparano a leggere e comunicare quello che sentono, partendo dall’ascolto dell’altro. All’inizio i piccoli di due anni e mezzo/tre, faticano a parlare o raccontano per mesi la stessa cosa, ricordo una bambina che ha ripetuto tranquillamente per quasi un anno: sono felice perché la mamma mi ha messo questi calzini. I bimbi di quattro anni, già allenati, cominciano ad ascoltare con più attenzione i compagni e a raccontare cose maggiormente aderenti al loro vissuto quotidiano. A cinque anni hanno ben chiaro cosa li rende felici, tristi o altro e sono in grado di comunicarlo in modo esauriente.
Aspetti impegnativi: questo viaggio dentro la nostra pancia, “il luogo dove abitano le emozioni”, richiede tempo e pazienza. Va posta molta attenzione a quanto i bambini e le bambine decidono di condividere. Ogni parola va accolta e mai sminuita. La cosa più difficile è forse, insegnare ai bambini che anche le emozioni negative che viviamo possono essere condivise, che gli altri sono in grado di accoglierle e possono aiutarci a rielaborarle. In questo senso può essere d’aiuto che anche l’adulto racconti di sé, magari delle cose che lo hanno fatto arrabbiare o messo in difficoltà. In questo modo il dialogo sarà più onesto e sincero.
Vita di gruppo: la vita all’interno della sezione è molto simile a quella di una famiglia. Questo gioco aiuta i bambini e le bambine a conoscere meglio se stessi ma anche a conoscersi meglio tra loro, a rispettarsi e ad accogliersi. La pratica quotidiana e costante di questa attività, aiuta a portare alla luce questioni importanti e nel tempo, ci porta a raccogliere risultati incredibili in termini di consapevolezza e benessere.
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