Come dare il buon esempio ai bambini.

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Anche senza volerlo o senza saperlo, per i nostri bambini e bambine costituiamo un esempio. Essere consapevoli di questo ci regala un'arma davvero potente, che può esserci di grande aiuto in educazione...

 

Educare con l'esempio: ti faccio vedere come si fa.

 

 

Ogni giorno a scuola osservo la splendida dinamica per cui, i bambini e le bambine più piccoli, guardano e imparano tutta una serie di competenze dai compagni più grandi. 

Imparano non dalle parole o dai discorsi ma lo fanno semplicemente osservando e ripetendo ciò che hanno visto. Come adulti dobbiamo essere consapevoli che questa stessa dinamica si ripete anche nei nostri confronti: tutto ciò che mostriamo ai bambini con il nostro fare, diventa per loro un esempio di cosa fare e di come farlo, molto più di quanto pensiamo.

 

Credo abbiate visto anche voi genitori che urlando dicevano ai figli di non gridare, o altri che curvi sul loro piatto dicevano stai composto a tavola, fa sorridere ma molto spesso non ci soffermiamo abbastanza su quanto può essere potente a livello educativo questa consapevolezza. 

 

Quando a scuola siamo nel cerchio della conversazione e mi accorgo che i bambini stanno seduti con le spalle curve, è sufficiente che io radrizzi le mie, per vedere istantaneamente che anche loro fanno lo stesso, la stessa cosa avviene con l'uso della voce e in altre mille occasioni.

 

Se l'esempio è efficace in queste piccole cose quotidiane, perchè non sfruttare la stessa dinamica per aiutarli a crescere su temi molto più importanti? Vediamone insieme alcuni.

 

 

Essere genitori autorevoli.

 

 

 

Gli adulti in generale, genitori, educatori, insegnanti, hanno stili educativi diversi che possono spaziare in una vasta gamma di atteggiamenti e ognuno, in base alle proprie caratteristiche, ha uno stile educativo tutto suo.

 

Ci sono i permissivi: quelli che lasciano fare, senza dare ai bambini una direzione verso cui tendere.

Ci sono gli autoritari: adulti che credono che senza la loro guida i bambini non siano in grado di orientarsi.

E poi ci sono gli educatori autorevoli: tutti quelli che camminano insieme ai bambini e alle bambine, accompagnandoli senza imporsi e senza lasciarli soli.

 

Ho incontrato negli anni genitori di ogni tipo, premetto che tutti cercavano il meglio per i propri figli, ma non tutti, nel tempo, hanno ottenuto gli stessi risultati.

 

Chi usa la propria autorità, diciamo pure la forza, verbale, fisica o morale per educare, ben presto si accorge che i bambini crescono diventando forti a loro volta.

Spesso quelli educati in questo modo crescono insicuri o credono che sia necessario usare toni alti per essere ascoltati.

In adolescenza questo stile educativo perde molta della sua efficacia e viene messo duramente alla prova.

 

Chi al contrario lascia fare, spesso lo fa con l’idea che questo sia il miglior modo per insegnare ai figli la libertà, ma è davvero così?

Facciamo un esempio banale: è giunto il momento di togliere il pannolino, lascio che sia lui o lei a decidere quando e come sia meglio farlo?

Un bambino di due anni/due anni e mezzo, è libero in una situazione di questo tipo, o è piuttosto lasciato solo davanti ad un compito impegnativo e per lui disorientante?

E noi, in questo caso, ci siamo presi le nostre responsabilità oppure no?

 

Come fare quindi per diventare educatori autorevoli?

 

Districarsi può sembrare difficile, ma possiamo orientarci rinunciando a credere che senza di noi i bambini non siano capaci di fare o di capire niente. E, allo stesso modo, rinunciando a pensare che, facendo tutto da soli, riescano magicamente a raggiungere i risultati sperati.

 

Camminiamo piuttosto insieme ai nostri piccoli, lasciando quello spazio di libero movimento che permetta loro di fare esperienze, sentendosi liberi ma anche sostenuti e sicuri.

 

 

Relazioni tra pari, perchè sono importanti e come insegnare ai bambini e alle bambine a goderne.

 

 

 

Gli esseri umani sono animali sociali e tutti i genitori sanno quanto diventare capaci di costruire relazioni positive sia importante, sia da piccoli che da grandi.

 

Entrare in relazione infatti regala grandi benefici: imparare a comprendere gli altri, confrontarsi con punti di vista e opinioni diverse, ci aiuta ad apprendere abilità che prima non conoscevamo e a conoscerci sempre meglio.

 

Questo il più delle volte ci fa stare bene e ci fa godere del tempo passato insieme agli altri.

 

Certo, entrare in relazione a volte ha anche dei costi, in termini di adattamento a nuove situazioni e di investimento personale di tempo, energie e risorse.

Indichiamo senz’altro ai nostri bambini e bambine, la relazione con gli altri come uno spazio di incontro e benessere, talvolta di impegno e fatica e sempre come un momento di crescita.

 

Poniamo però attenzione anche questa volta, a come stiamo davanti a loro, a come viviamo le nostre relazioni e ancor prima a come stiamo con noi stessi.

 

Ognuno di noi ha diverse caratteristiche e funziona in maniera diversa, sarà un’ovvietà, ma non siamo tutti uguali e questo fa di ognuno di noi qualcosa di speciale, che va rispettato ed accolto.

Anche i nostri bambini sono diversi, persino tra fratelli, spesso, si differisce tantissimo per gusti, inclinazioni, caratteristiche.

 

Impariamo ad accogliere ciò che sono, non forzando la loro natura e anzi guardando alle loro caratteristiche innate come ad un punto di forza.

 

Un esempio:

l’introversione viene spesso vista come una caratteristica faticosa con cui fare i conti, in una società che fa il tifo per i temerari, un bambino timido può sentirsi facilmente inadeguato.

 

Se però ha un genitore attento, che ha saputo guardare il proprio figlio con sincerità, allora avrà anche imparato a riconoscere i propri punti di debolezza per trasformarli in consapevolezza e benessere.

Sempre in questo caso, se stare con gli altri fa stare bene fino ad un certo punto, che quando viene superato ci mette in una condizione di fatica, impareremo a conoscere quel limite nostro o dei nostri figli e a riposarci prima di andare in sofferenza. 

Insomma ogni bambino e ogni bambina ha caratteristiche diverse, che i genitori sanno intuire, diamo ad ognuno la possibilità di giocarsi dentro le relazioni in modo spontaneo, unico e libero, sostenendo le fatiche e orientando i punti di forza.

 

 

Cosa insegnano gli errori ai bambini.

 

 

 

Se riteniamo il percorso di crescita una lenta e statica evoluzione, allora individueremo nell’errore un inciampo, un ostacolo, un limite e cercheremo di evitarlo in ogni modo.

Ne avremo paura e, anche senza volerlo, insegneremo ai nostri bambini ad averne.

 

Nel mondo complesso ed in rapida trasformazione in cui viviamo, è sicuramente preferibile possedere o tendere, ad una mentalità più dinamica, che ci mantenga sempre in movimento e ci faccia sperimentare diverse modalità e strategie per raggiungere un dato obiettivo.

 

Gli errori insegnano ai nostri bambini e bambine, che sbagliare fa parte del gioco e che procedere per prove ed errori, ci porta ad essere sempre più esperti e raffinati, in qualsiasi ambito, a scuola e nella vita. Grazie ai nostri errori scopriremo sempre di più su noi stessi e sul mondo che ci circonda.

 

E’ fondamentale accettare l'errore come un passaggio non solo inevitabile, ma necessario, per procedere nel percorso. Questo ci porterà il grande beneficio di non sentirci giudicati o sbagliati ogni volta che le cose non sono andate come avremmo pensato o sperato.

 

Inoltre fare degli errori, insegnerà ai nostri bambini, che da una caduta ci si rialza e ci si ritrova inevitabilmente più forti e più capaci di prima, grazie anche a quel meraviglioso concetto che si chiama resilienza: la capacità di resistere agli urti e di uscirne rafforzati e migliori.

Permettiamo quindi a noi stessi e ai nostri bambini di imparare dagli errori senza averne troppa paura.

 

 

Spiegare i soldi ai bambini e alle bambine.

 

 

 

Innumerevoli studi indicano nell’apprendimento precoce delle competenze matematiche un importante esercizio.

Come evidenziato da una ricerca condotta da Doug Clements e dal suo team di ricercatori, per l’Università di Buffalo. Già a tre-cinque anni, i bambini e le bambine, nelle attività di gioco sfruttano implicitamente idee matematiche e partendo da una attività di matematizzazione delle esperienze informali, riescono a strutturare competenze sempre più precoci e sviluppate.

 

Quale nesso può avere questa attività con un percorso di successo? Sicuramente quello di ampliare, migliorare e potenziare lo sviluppo cognitivo nel suo insieme e di permettere il raggiungimento di un buon livello in tutte le discipline ma la matematica, lo sappiamo bene, ha molto a che fare anche con la vita quotidiana e soprattutto con l'utilizzo del denaro.

 

I bambini e soprattutto le bambine, ci guardano e apprendono da noi anche questo: la gestione del budget familiare, l'uso che facciamo delle nostre risorse economiche, il valore che attribuiamo non solo al denaro, ma anche al tempo che è necessario per guadagnarlo. 

 

Molti adulti non educati dal punto di vista finanziario, sono in difficoltà su questi aspetti, per questo è necessario spiegare i soldi ai bambini e alle bambine, insegnare loro il valore numerico di monete e banconote, ma anche aiutarli a comprendere cosa il denaro sia in grado di fare per la nostra vita e come gestirlo al meglio possa regalarci libertà.

Partire dalla semplice paghetta, non lasciandoli soli a gestirla, spiegare il valore del risparmio, insegnando a ragionare sulle percentuali, fino ad arrivare all'apertura di un conto tutto loro, li aiuterà nel tempo a misurarsi con le risorse disponibili e a comprendere, non solo il valore numerico ma anche quello emotivo e umano che il denaro indubbiamente ha.

 

Una volta adulti, i bambini e soprattutto le bambine, potranno utilizzare queste competenze per costruirsi una solida autonomia finanziaria che dia loro consapevolezza, benesseere e libertà.

 

 

Quando un ragazzo o una ragazza possono iniziare a lavorare.

 

 

Nel momento in cui si forma una coppia o una famiglia, si trova implicitamente un accordo, su quale contributo lavorativo ognuno dei singoli, possa portare al nucleo familiare.

Esistono diverse situazioni e diversi budget e necessità, a cui ciascuno risponde in modo diverso.

 

Sicuramente i padri e le madri danno l'esempio ai loro figli anche mostrando la loro attitudine ed etica del lavoro.

 

Come donna che lavora da molti anni, posso assicurare che in alcuni periodi è stato ed è ancora, davvero impegnativo, dedicare al lavoro tempo ed energie.

 

Ho scelto comunque di incoraggiare mia figlia a cimentarsi nel lavoro appena possibile, consapevole che questo le avrebbe dato sicurezza in sé stessa e un’esperienza concreta sul denaro e sulla fatica. E’ stata un’attività che le è servita molto e non solo ad arricchire il suo curriculum.

 

Credo che una delle cose più importanti a cui una ragazza possa tendere, sia il desiderio di essere domani una donna indipendente, consapevole dei propri mezzi e dell’impegno che richiede mantenerli.

 

Questo incoraggiamento al lavoro, dovrebbe partire dai genitori verso i figli, ma ancor prima dai mariti verso le mogli o dalle mogli verso sé stesse, per incentivare autonomia ed indipendenza, due valori davvero importanti sia per noi che per i nostri figli.

 

 

Aiutare i bambini e le bambine a costruirsi e a crescere in questi importanti aspetti della vita, può sembrare una sfida ardua ma per provarci non dobbiamo aspettare di essere perfetti. Forse la cosa più semplice da fare è cominciare, fare un piccolo passo alla volta, senza mai perdere la voglia di crescere.

 

Un giorno guardandoli vi verrà da sorridere, per quanto sono diventati in gamba.

 

 

 

                                                                                                                                                                               Designed by Freepik

                                                  

              

Cristina Vitali
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