Cosa chiedere ai bambini quando tornano da scuola: 4 domande non convenzionali + cosa non chiedere.

Cosa chiedere ai bambini quando tornano da scuola: 4 domande non convenzionali + cosa non chiedere.

Tutti ricordiamo quando da piccoli, al ritorno a casa, ci veniva chiesto: com’è andata oggi a scuola?

 

 

 

 

Com’è andata oggi a scuola? La domanda delle domande.

 

 

 

 

Alla classica domanda com’è andata oggi a scuola? Credo che tutti, se ci volgiamo indietro con il pensiero, ricordiamo di aver risposto distrattamente: bene, magari assaggiando i primi bocconi del pranzo.

 

Dentro quel bene sbrigativo, a volte c’era la fame e il semplice desiderio di pranzare, mentre altre volte c’era la voglia di andare oltre e dimenticare quello che, di faticoso o di spiacevole, si era vissuto a scuola.

 

Che fossero difficoltà nella comprensione dei concetti, fatiche relazionali con i docenti o con i compagni, impossibilità di essere accolti per ciò che si era, tutto quanto convergeva ed abitava in una sola parola: bene.

 

Credo che anche oggi, molti bambini e ragazzi si trincerino dietro quella stessa parola, per non entrare in una conversazione difficile e controversa, che li porterebbe a mettere a nudo aspetti della loro giornata talvolta difficili da comprendere e da gestire, anche per loro.

 

Come genitori siamo chiamati a cercare di scalfire la superficie e a guardare oltre, per entrare in punta di piedi dentro il cuore dell’esperienza quotidiana dei nostri figli, nel luogo dove abitano le fatiche, le sconfitte, la tensione a migliorare e crescere, a costruire e costruirsi, ma dove abitano anche le conquiste e la voglia di creare, insieme alle amicizie e alle relazioni.

 

In punta di piedi dico, semplicemente perché, per fortuna, non tutto ci è svelato e i figli mantengono la loro alterità da noi; entrare nel quotidiano però è fondamentale, per costruire con loro una relazione che cresce, sempre più in linea con l’età dei ragazzi e in cui bambini e ragazzi non si sentano controllati ma piuttosto accompagnati e chiamati a dare il meglio nel loro percorso.

 

Ecco perché la domanda com’è andata oggi a scuola? può essere sostituita con domande più sfidanti, adatte a stimolare i nostri figli a raccontare cosa bolle in pentola, cosa stanno cioè creando e su cui si stanno concentrando ed impegnando, a cosa tengono davvero, in cosa credono e cosa desiderano per il loro oggi e per il loro domani.

 

 

 

 

Cosa non chiedere ai nostri bambini quando tornano da scuola.

 

 

 

 

Prima di mettere in fila le domande più significative che possiamo fare ai nostri figli nel fatidico momento del ritorno da scuola, desidero fermare un attimo l’attenzione su ciò che è secondo me inutile chiedere.

 

Domande che, non solo sono improduttive, ma che sono anche fuorvianti e non rendono giustizia ai nostri figli perché li abituano a focalizzare l’attenzione su cose totalmente fuori dal loro controllo.

 

Domande del tipo: com’è andata in quella materia e i tuoi compagni che voti hanno preso, cosa avete fatto/detto, come era fatta la verifica…

 

La conoscenza di tutte queste sfaccettature non aggiunge nulla a ciò che sappiamo dei nostri figli, non ci aiuta a conoscerli meglio e soprattutto non aiuta loro a conoscersi meglio e a riflettere su ciò che potrebbero diventare.

 

Spostare il focus del discorso dai ragazzi ai loro compagni, alle altre famiglie, a cosa hanno detto o fatto gli altri, porta soltanto a cercare nel posto sbagliato, come nella celeberrima storiella in cui, una donna dopo aver perduto in casa una moneta, fu vista cercarla nel cortile e alla domanda: perché cerchi fuori ciò che hai perso in casa? Rispose: perché fuori c’è più luce.

 

Non illudiamoci, i confronti sono improduttivi e il pettegolezzo non è dialogo.

 

Costruire un dialogo con i nostri figli significa prima di tutto ascoltarli in modo attivo e partecipe, essere e mostrarsi, realmente interessati a loro, anche lasciando spento il telefono e la tv, nei momenti dedicati al confronto.

 

Piccole cose scontate? Non proprio visto che spesso trovare un momento di silenzio diventa difficile e trovare lo spazio per ascoltare veramente, può sembrare troppo impegnativo.

 

Se saremo capaci di creare questo spazio, finiremo con lo scoprire che i ragazzi sanno riempirlo con i loro racconti, le loro considerazioni, sensazioni ed emozioni ed è questo in fondo che dovrebbe starci a cuore, non i dettagli insignificanti.

 

 

 

 

Cosa chiedere ai bambini quando tornano da scuola: domande per costruire consapevolezza e benessere.

 

 

 

 

Porre ai bambini una domanda per lasciare all’intelligenza la possibilità di trovare strade nuove.

 

 

 

 

Se vogliamo che i nostri bambini imparino dagli errori e non crescano con l’idea che sbagliare sia la fine di tutto; se desideriamo che scoprano nuovi percorsi per raggiungere una meta e che trovino la loro personale strada per imparare, dobbiamo lasciare che sperimentino l'errore come una parte non marginale del percorso.

 

Solo chi considera l’errore una tappa, riesce ad andare oltre e a non esserne schiacciato.

 

Solo chi si concede di sbagliare, si vede dentro una dinamica evolutiva e come ripeto quotidianamente ai miei bambini: chi sbaglia impara e chi non sbaglia mai, è fermo.

 

Quindi la domanda da fare al ritorno da scuola, può essere: che cosa hai sbagliato oggi?

 

Per dare valore all’esperienza prima che al risultato.

 

Tutti gli uomini e le donne di valore, senza distinzione, sono arrivati a risultati rilevanti, con percorsi lunghi di prove ed errori, di tentativi e fallimenti e da ogni fallimento sono usciti più forti e capaci di escludere ciò che non funzionava.

 

Insegnare ai bambini ad imparare dagli errori non solo è funzionale per il percorso scolastico, ma lo è anche per l’intera traiettoria di vita e di carriera. Non esiste il successo senza il fallimento.

 

 

 

 

Porre ai bambini una domanda che li abitui a creare soluzioni per sé stessi e per gli altri.

 

 

 

 

Risolvere problemi, trovare soluzioni, cercare risposte, sono tutte attività che stimolano l’utilizzo dell’intelligenza in modo creativo.

 

Se poi la creatività si esprime attraverso la ricerca di soluzioni utili, a problemi condivisi, allora il gioco è fatto: avremo insegnato ai nostri bambini qualcosa di prezioso, anche per una futura carriera di successo.

 

Pensaci un po'… chi ha più successo in un determinato campo produttivo?

 

Chi sa dare risposte efficaci e creative ad un problema esistente: i fondatori di Amazon ed Apple ne sono un esempio.

 

Una buona domanda da porre al ritorno da scuola quindi è: hai risolto qualche problema oggi?

 

Ed è un po' come dire: ti sei accorto di cosa ti stava intorno? Hai osservato e studiato il contesto? Hai fatto dei tentativi? Hai cercato e magari anche trovato soluzioni?

 

Stimolante credo e prezioso, non solo per i bambini ma anche per i genitori.

 

 

 

 

Porre ai bambini una domanda per invitarli ad essere curiosi e profondi.

 

 

 

 

La curiosità è il presupposto indispensabile non solo per l’apprendimento ma anche per la crescita.

 

Si cresce solo andando oltre e si va oltre, solo oltrepassando ciò che è già disponibile per noi.

 

Chiedere ai bambini al ritorno da scuola: hai fatto una bella domanda oggi?

 

E’ una semplice domanda che invita a trasformare la curiosità in un metodo di lavoro ed insegna a non accontentarsi di ciò che si ha o si sa, già.

 

Porla ai nostri bambini e bambine, li mette non solo nelle condizioni di raccontare ciò che hanno scoperto nel corso della loro giornata scolastica, ma anche di dirci quanto attivamente hanno contribuito al lavoro del gruppo, quanto di nuovo hanno gustato e quanto ancora desiderano gustare, in termini di apprendimento.

 

Questa stessa domanda li aiuterà a raccontare il loro rapporto con gli insegnanti, non tanto in termini di gossip ma più in termini sostanziali e di valore: indirettamente, verrà alla luce come un insegnante sa coinvolgere, come sa sfidare l’intelligenza dei suoi alunni, come valorizza il lavoro individuale.

 

 

 

 

Porre ai bambini e alle bambine una domanda sulla fatica.

 

 

 

 

C’è poi un’ultima domanda importante, che è bello porre ai nostri bambini e bambine al rientro da scuola: cosa non sei riuscito a fare oggi?

 

E’ un quesito delicato, che va posto non per sottolineare la fatica e le difficoltà ma piuttosto, per aiutare a comprendere quali sono gli spazi e i margini di miglioramento che è lecito e raccomandato perseguire.

 

E’ la domanda in cui convergono sicuramente tutte le cose non ancora compiute, tutti gli obiettivi non ancora raggiunti, tutti i risultati che con fatica si cerca di perseguire.

 

E’ forse la domanda più difficile, quella in cui probabilmente i bambini e i ragazzi si mettono più a nudo, quella che li aiuta a mostrare le parti di sé meno brillanti e leggere, ma che sono anche quelle che è più prezioso condividere e che per noi genitori sono decisive, per aiutare e sostenere il percorso dei nostri figli.

 

Quest’ultima deve rimanere però una domanda aperta, senza soluzioni preconfezionate o stereotipate da parte degli adulti.

 

Lasciamo che siano loro a raccontare le difficoltà e a trovare le risposte o le soluzioni per andare oltre; questo li farà sentire capaci e, anche quando non troveranno una soluzione immediata, impareranno a stare dentro la fatica e a coltivare la resilienza, la capacità cioè di resistere agli urti, di più, la capacità di reagire alle difficoltà che la vita porrà loro innanzi.

 

Tanta roba dunque, tante domande da porre ai nostri bambini e bambine, ai nostri ragazzi e ragazze di qualsiasi età, al loro ritorno da scuola, con la consapevolezza che prima saremo riusciti ad impostare questo tipo di dialogo e prima i nostri figli si saranno abituati a raccontare e a raccontarsi in modo costruttivo e aperto.

 

 

 

Solo un’ultima cosa: per i bambini e le bambine non esistono domande sbagliate, anche al ritorno da scuola.

 

Insegniamo nel concreto ai ragazzi, che fare domande è sempre un’attività che costruisce il dialogo e che porre e porsi domande è lecito e costruttivo, lasciamoci interrogare anche quando è per noi scomodo o quando le domande dei ragazzi ci spiazzano e ci lasciano senza parole.

 

Costruire un dialogo vero con i propri figli o studenti, è impegnativo e rischioso, ci chiama ad esporci e a dare prova di noi, ma ci fornisce un aiuto imprescindibile nel difficile compito di educare ed educarsi.

 

 

                                                                                                                                                                              Designed by Freepik

Cristina Vitali
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