Insegnare una nuova lingua ai bambini. Strategie per farlo presto e senza fatica.
L’apprendimento di una seconda lingua è una di quelle attività che arricchisce moltissimo la vita delle persone, spalanca porte, offre opportunità...
Quando insegnare una nuova lingua ai bambini e quali benefici regala?
Credo tutti possano essere daccordo sui numerosi vantaggi concreti, che la conoscenza di più lingue sia in grado di regalare: affettivi, accademici, professionali, di crescita economica ed umana, opportunità lavorative, incontri, scoperte, la lista è sicuramente molto lunga ma accanto a questi indubbi benefici, si scopre che ci sono anche molti altri aspetti da considerare.
Recenti ricerche hanno infatti evidenziato come, imparare una nuova lingua, metta le persone bilingui o multilingue, nella condizione di affrontare meglio delle altre, l’invecchiamento e di essere più protette dal decadimento cognitivo legato ad alcune malattie, come per esempio il morbo di Alzheimer.
Già questi pochi, semplici dati, dovrebbero metterci una voglia incredibile di affrontare lo studio di una nuova lingua e di proporlo, per questo, anche ai nostri bambini.
Loro, come è noto, hanno una marcia in più rispetto a noi adulti: sono curiosi e aperti all’apprendimento, le nuove relazioni non li spaventano, e affrontano le nuove esperienze semplicemente facendo, provando e quasi sempre riuscendo.
Il loro giovane cervello, possiede doti di elasticità e di prontezza nel ricevere e rielaborare gli stimoli, che sono davvero incredibili, quindi mi viene da dire che il momento giusto per proporre loro l'apprendimento di una nuova lingua è adesso.
Senza aspettare, senza timore che sia troppo presto o di non esserne capaci, senza paura di non essere abbastanza bravi con l'inglese o altro.
Quando inizia a parlare un bambino bilingue o multilingue.
Per tutti i bambini e le bambine, prima dei tre anni, avvicinarsi ad una lingua diversa da quella madre, è un processo del tutto naturale, che non comporta una specifica attività razionale o di studio, ma che avviene per immersione totale in un contesto linguistico diverso da quello di origine. Per chi non vive in un paese straniero, in questo stesso periodo, si può proporre l'immersione in un corso impostato sul gioco, oppure attraverso il contatto con persone parlanti la lingua desiderata.
Altro caso invece è quello dei bambini detti di terza cultura, quelli cioè che hanno la fortuna di nascere e crescere praticamente multilingue, perché vivono all’interno di una famiglia in cui i genitori sono di origini diverse e spesso residenti in un paese differente da quello d’origine.
Anche per loro il processo di apprendimento di una o piùlingue L2, diverse da quella madre L1, avviene in modo del tutto naturale.
Ogni giorno sono immersi in un flusso continuo di stimoli, sono esposti ai suoni della nuova lingua, da cui sono circondati costantemente e piano piano, le nuove parole con cui entrano in contatto, trovano una loro collocazione, dentro il quadro in costante mutamento che è l’apprendimento.
Inoltre, come sappiamo, più precoce sarà l’esposizione ad uno stimolo e minore risulterà la fatica nell’apprendere e nel consolidare i benefici acquisiti. Da zero a tre anni, tutto quanto proposto viene assorbito con facilità. Quindi entrambi i genitori possono parlare liberamente la propria lingua senza temere di confondere il bambino, basterà solo farlo in maniera organica, stabilendo per esempio in quali momenti comunicare in una lingua piuttosto che nell’altra ed e vitando di mescolare lingue diverse.
Per esempio, all'inizio si potrebbe decidere, che il momento del cambio del pannolino verrà accompagnato con frasi pronunciate sempre in una delle due lingue parlate dai genitori. In quei momenti, le azioni che si compiono, gli oggetti che si utilizzano, le tenerezze che prendono corpo, avranno nomi in quella lingua specifica.
In un secondo momento poi, si troveranno occasioni diverse e ben definite per servirsi di una o dell’altra lingua, cercando di non mescolarle troppo: per esempio a pranzo si potrà parlare una lingua e a cena l’altra.
Bilinguismo nei bambini fatiche e difficoltà.
Spesso i bambini che devono riorganizzare grandi quantità di dati, hanno bisogno per poterlo fare, di un tempo opportunamente lungo.
Il linguaggio non fa eccezione, capita così che bambini che apprendono due o più lingue contemporaneamente, inizino a parlare un po' più tardi degli altri.
Questo non deve spaventare o preoccupare i genitori, è dimostrato infatti che il bilinguismo non peggiora la qualità della produzione linguistica, e che in un arco di tempo congruo, diverso per ogni individuo, avviene il passaggio dalla raccolta dei dati alla produzione.
Da questi bambini le difficoltà iniziali, che pur esistono, vengono superate grazie alle relazioni affettive, che rivestono un ruolo cruciale a qualsiasi età e in ogni tipo apprendimento.
All’inizio al centro c’è la relazione genitore bambino, il genitore parla e il bambino lo imita.
Più tardi, con l’ingresso al nido o alla scuola dell’infanzia, arriveranno nella vita dei bambini relazioni sempre più significative con persone esterne alla famiglia: i loro insegnanti e i nuovi amici.
E’ in questa fase che, apprendere la nuova lingua, diventerà cruciale per fornire quella chiave che permetterà loro di aprire porte e di entrare in relazione.
Ogni giorno a scuola si può constatare come, in poco tempo, bambini e bambine che non conoscevano che poche parole, arricchiscano il loro vocabolario, fino ad arrivare molto rapidamente a comprendere e farsi comprendere.
Silent period, una fase di passaggio anche per i bambini.
Dopo la prima fase di contatto con una nuova lingua, esiste un momento, la cui durata temporale può variare da poche settimane ad un anno, chiamato silent period.
In questo periodo i bambini, ma anche gli adulti che si approcciano ad un nuovo idioma, si concentrano maggiormente sull’acquisizione di nuovi dati e sulla loro riorganizzazione, piuttosto che sulla produzione verbale.
Capita così che i bambini assorbano moltissimo, senza apparentemente produrre alcunché, questo a volte disorienta insegnanti e genitori.
E’ importante in questa fase essere tranquilli e non fare pressioni, sapendo che quando si sentiranno pronti, quando supereranno la naturale riservatezza o l’imbarazzo, cominceranno ad utilizzare attivamente quanto appreso, ma è davvero importante che questo avvenga secondo i loro tempi.
Mi è capitato più volte di osservare come i bambini più capaci, spesso siano anche i più perfezionisti e rimandino di proposito l’utilizzo di un nuovo linguaggio, per poter procedere secondo i canoni di correttezza che si sono liberamente dati e che spesso sono molto elevati.
Questo ovviamente non li facilita ma, anche in questo caso la pazienza ripaga dell’attesa, quando si sentiranno a loro agio e decideranno di cominciare a parlare, scopriremo che sono molto più avanti di quanto potessimo credere.
Come insegnare una seconda lingua ai bambini? Giocando e divertendosi.
Spesso i genitori che conoscono più o meno bene una seconda lingua, ma non sono bilingui, si fanno scrupoli pensando di non essere capaci di proporla ai loro bambini o nel farlo, non sanno come procedere. L’importante è cominciare il prima possibile, ci sarà sempre poi l’occasione o la possibilità di migliorare.
Si può partire divertendosi a dare nomi diversi alle cose, così i bambini impareranno da subito che ci sono modi differenti per descrivere un oggetto, diversi punti di vista da cui guardare la realtà e che non ne esiste, per forza, uno giusto ed altri sbagliati.
Potete cominciare con tre o quattro oggetti al giorno, già da quando sono molto piccoli, mostrateli ai bambini nominandoli nella seconda lingua ripetutamente.
Lasciate che seguano cartoni animati e cantate canzoni e ninne nanne nella nuova lingua, utilizzate una biblioteca bilingue raccontando le storie in due diverse versioni.
I testi di Eric Carle sono molto apprezzati dai bambini e dalle bambine e spesso si trovano tradotti sia in Italiano che in inglese. Anche le Edizioni Usborne offrono numerose proposte che potrete facilmente condividere con i vostri piccoli.
Insomma cominciate a mostrare che esistono più modalità per comunicare, con il tempo poi, potrete proporre corsi di lingua, che siano, soprattutto prima dei sei anni, basati sul gioco da condividere con i coetanei.
Oppure contattate una persona madrelingua perché passi con voi e i vostri bambini qualche ora, discorrendo semplicemente di cose quotidiane ma che vi faccia gustare suoni nuovi e pronunciati nel modo corretto.
A casa nostra per un intero anno abbiamo “preso il tè con Allie” una signora inglese che veniva a trovarci, insieme chiacchieravamo, apparentemente del più e del meno e chiacchiera dopo chiacchiera, dopo un pò scoprimmo che nostra figlia aveva imparato i verbi irregolari.
E’ solo un esempio, per dire che ogni famiglia può trovare la propria strada, la modalità più proficua è sempre quella che può andare bene per voi, che sentite più vicina alla vostra sensibilità e alle vostre possibilità, quindi sbizzarritevi, senza timore ma anche senza perdere troppo tempo.
Quando una nuova lingua diventa fattore di esclusione e come evitarlo.
Una lingua diventa fattore di esclusione quando non la si conosce.
Come dicevamo conoscere una lingua è come possedere una chiave che sa aprire porte, viceversa il non conoscerla può, soprattutto in alcune situazioni, costituire un fattore fortemente limitante e/o di esclusione.
Immaginate di essere circondati da un gruppo di persone, che si esprime in una lingua a voi sconosciuta, probabilmente vi sentireste molto a disagio.
Per questo motivo è particolarmente importante giocare d’anticipo, sia in vista di un trasferimento in un nuovo paese ma anche, semplicemente, in vista di un futuro percorso accademico o professionale.
Aiutate i vostri bambini e bambine ad avvicinarsi alla conoscenza di una o più lingue, fatelo il prima possibile, sosteneteli quando incontreranno le prime difficoltà, stimolateli, accompagnateli, condividete facendo quattro chiacchiere, anche se non pronunciate perfettamente.
Abituatevi all’idea che un giorno, alla vostra tavola, potrebbero sedersi persone che parlano un’altra lingua o che voi potreste sedervi alla tavola di qualcuno che non parla la vostra e sono sicura che non vorreste sentirvi esclusi, né escludere qualcuno.
Il mondo è lì fuori che aspetta solo di essere scoperto, magari per un periodo di studio all'estero, e la conoscenza delle lingue è lo strumento indispensabile per poter partire alla sua conquista.
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